Microchip Shortage:
carenza globale
LA CARENZA GLOBALE DI MICROCHIP:
QUALE IMPATTO PER IL SETTORE SICUREZZA?
In apertura del nuovo anno, condividiamo un percorso per comprenderne l’origine complessiva, gli impatti oltre il mercato dell’automotive (che probabilmente per primo ne ha subito gli effetti o semplicemente ha generato più clamore) e le prospettive nel breve/medio periodo.
Per chiarire lo scenario è necessario prima di tutto sfatare alcuni luoghi comuni e riportare le considerazioni al realismo dei dati di fatto.
In questa ottica diventa doveroso evidenziare che l’attuale situazione di Shortage non è causata da una diminuzione della produzione nel 2021 e che non si è verificato nessun blocco dell’Export da parte dei paesi maggiori produttori di semiconduttori.
Nel comunicato stampa del 01 novembre 2021, la Semiconductor Industry Association (SIA) che raccoglie tutti i produttori di microchip del mondo, ha confermato che nel terzo trimestre dell’anno le vendite globali sono state pari a 144 miliardi di Dollari facendo segnare un +27,6% YOY e un +7,4% rispetto il trimestre precedente (valori misurati a Factory Gate e quindi non influenzati dai meccanismi della Distribuzione che vedremo nel prosieguo di questa analisi).
La validazione della crescita arriva dal dato del numero di pezzi consegnati: i volumi di microchip spediti nel terzo trimestre del 2021 ha raggiunto un valore senza precedenti nella storia della microelettronica.
Ma quindi, a che cosa è dovuta, da dove arriva, l’attuale difficoltà di approvvigionamento anche in considerazione che nel 2021 è stata utilizzata 88% della capacità produttiva mondiale, ovvero nell’interno alto del range 75%-90% degli ultimi 20 anni ?
Prima di analizzare i dettagli di quella che è stata definita “la tempesta perfetta”, è inoltre opportuno segnalare – dati alla mano (alcune statistiche sono disponibili nel sito ESIA, European Semiconductor Industry Association) – che da sempre il mercato dei microchip ha vissuto negli anni alternanza tra domanda superiore all’offerta e offerta superiore alla domanda. Si tratta certamente di un’industria che pur in continua crescita (volume e fatturato, nonostante un trend al ribasso dei prezzi) è caratterizzata da cicli di discontinuità spesso sbilanciati tra i Continenti ma sempre all’interno dello stesso andamento sinusoidale.
2019: PRE PANDEMIA
Per comprendere la genesi dell’attuale carenza è interessante rilevare che il 2019 (ovvero il periodo preCovid) ha rappresentato – proprio all’interno delle ciclicità – un anno di contrazione dei volumi con l’impiego di circa l’80% della capacità produttiva mondiale. Lo scoppio della pandemia – avvenuto nel momento dell’inversione di tendenza – ha progressivamente costretto gli stabilimenti a ridurre la produzione di chip o addirittura a sospendere le attività per effetto della carenza del personale in conseguenza ai vari lockdown.
Contemporaneamente l’immediato e congiunturale calo della domanda da parte dei consumatori ha generato una cancellazione degli ordini programmati portando a non prevedere (o comunque a non programmare come necessario) il rapido rimbalzo della domanda indotto:
• dall’elettronica di consumo/domestica
• dalle esigenze “IT related” legate alla pandemia (dispositivi per la connettività ed il networking, hardware di ogni tipo per mercato consumer ed esigenze professionali, compreso il vertical dell’health care)
• ovvero da una velocissima ripresa generale dei consumi immediatamente successiva all’allentamento delle restrizioni.

LO SCENARIO CI PORTERÀ AL 2023?
In pochissimo tempo, in una situazione di fragilità operativa, la domanda ha letteralmente sommerso l’offerta in tutta la Supply Chain (materia prima, trasformazione, sviluppo, produzione, stoccaggio e distribuzione) di un’industria caratterizzata da una estrema personalizzazione dei microchips che quindi non possono più essere prodotti in anticipo – nei periodi di bassa richiesta – per costruire scorte.
Nonostante i volumi della produzione del 2021, la carenza di semiconduttori ha quindi continuato a farsi sentire per una combinazione di cause a partire dal:
• continuo aumento della domanda nei segmenti IT & Communications (inclusa implementazione della connettività 5G)
• perdurare di difficoltà operative nella Supply Chain (materia prima, produzione e trasporti) anche in conseguenza della situazione sanitaria
• intasamento degli hub logistici
• contesto geopolitico
• disastri naturali nelle aree di produzione
La forte concentrazione della produzione in poche società (Intel, Samsung e TSMC rappresentano con circa 190 miliardi di Dollari il 50% del mercato globale) con prodotti principalmente utilizzati nel mondo degli smartphone e dell’IT (10 aziende – come Apple, Samsung, Huawei, Lenovo, Dell, … – assorbono il 50% della produzione mondiale), penalizza la disponibilità di microchip per ogni altro settore, incluso l’automotive in un momento nel quale l’elettronica utilizzata dall’industria automobilistica è 20-30 volte superiore a quella in uso nel 2018.
Per declinare questo scenario nell’industria della Sicurezza e comprendere le prospettive nel breve/medio periodo, riprendiamo un recente contributo di Ron Alalouff pubblicato su IFSEC Global.
La British Security Industry Association (BSIA) insieme alla Fire Industry Association (FIA) ha cercato di riepilogare i principali fattori diretti ed indiretti che influiscono e si ripercuotono – con diversi coefficienti di impatto – sul settore:
• La disponibilità di componenti continua nella sua fragilità con tempi di consegna anche oltre 12 mesi, rendendo complicato immaginare una normalizzazione entro il 2022;
• L’approvvigionamento di microchip fuori dalla consueta rete di distributori comporta un costo anche di 10 o 20 volte superiore al prezzo normale (peraltro anche questo è un canale “in esaurimento”);
• Impegni non rispettati sui tempi di consegna concordati con ritardi aggiuntivi comunicati in estremo ritardo, di fatto a ridosso della data originariamente confermata;
• Aumento dei costi di trasporto da 5 a 15 volte rispetto il 2019
• Fenomeni e Criticità Ambientali: uno stabilimento richiede fino a 150.000 tonnellate di acqua al giorno e una filiera articolata da materia prima (silicio) a incapsulamento dei microchip.
La situazione è complessa e rimane fluida in considerazione che la produzione di semiconduttori – per diversi motivi – è difficile da modificare e regolare in tempi brevi. La realizzazione di un nuovo stabilimento produttivo richiede investimenti da 5 a 15 miliardi di Dollari con un tempo di 12-18 mesi per la costruzione e di 6-12 mesi per l’avvio della produzione.
Un quadro che ormai – a detta di tutti gli esperti – porta a non prevedere un vero, tangibile e solido miglioramento nel breve termine spostando al 2023 il ritorno alla normalità.